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Chi sono i giovani di Saluzzo?

Valori, fede e scelte di vita

Generazione Z. Così viene definita la generazione di ragazzi nati tra il 1996 ed il 2010. Le principali differenze rispetto alla precedente generazione (quella dei Millennials) riguardano il periodo storico vissuto. I ragazzi della Generazione Z sono i primi nativi digitali, sono cresciuti in un mondo caratterizzato dalla guerra, dal terrorismo e dalla crisi economica.

Sono anche i primi ad essere cresciuti con i social media e ha imparare, sin dalla giovane età, l’importanza della privacy. Sono i primi ad essere nati con l’idea di un Europa unita e hanno la possibilità di incontrare loro coetanei provenienti da un paese estero con molta facilità. Grazie a queste caratteristiche, essa rappresenta una fonte di studio e di ricerca di grande interesse internazionale.  


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La ricerca sociologica condotta a Novembre nella Diocesi di Saluzzo è stata una risposta all’invito di Papa Francesco di mettersi in ascolto dei questi giovani, di accogliere il loro grido, la loro fede e sensibilità, ma anche dubbi e critiche.

Gli obiettivi specifici della ricerca sono i seguenti:

  • indagare le risorse, i valori, i progetti, le visioni ed i comportamenti di adolescenti e giovani della Diocesi.
  • Rilevare differenze legate al genere, età, al tipo di scuola, alla condizione di vita.
  • Sperimentare l’efficacia di vere esperienze d’ascolto.


Adolescenti (14-18 anni) e Giovani (19-29 anni) hanno seguito due percorsi differenti.


I temi principali dei focus group sono stati i valori e la religiosità. Quest’ultima viene vissuta dai giovani in tre assi: gli spazi, i tempi e i modi, il senso del credere


Gli spazi, astratti e fisici, possono essere suddivisi in luoghi di libertà e convivenza, come gli oratori, dove i ragazzi sperimentano percorsi di sviluppo, luoghi di chiusura e “arretratezza” in questioni delicate come quella sessuale. Vi sono luoghi di competizione, intesi come ambienti religiosi con il medesimo obiettivo in rivalità, spendendo risorse sui medesimi progetti, invece che unire le forze. Infine si riconoscono i luoghi di scoperta, associati ai pellegrinaggi.


I tempi e i modi della religiosità risultano invece un percorso intrapreso in tenera età, una fede formale, caratterizzata da pratiche stabilite (come il catechismo e la Messa domenicale) svolte come una routine quotidiana. Questa “fede formale” costituisce la base per una fede da adulti, una volta raggiunta la consapevolezza per scegliere. La fede può essere vissuta come sicurezza: come un rifugio nelle difficoltà, e come modo di vivere, seguendo certi valori e comportamenti.

I ragazzi ci mostrano quattro importanti valori su cui riflettono: l’equità, il difendere le pari opportunità e diritti, la disobbedienza, intesa come capacità di rifiutare generalizzazioni semplicistiche. La sperimentazione, vissuta in termini di flessibilità e apertura alle esperienze, ed infine la consapevolezza, ovvero l’importanza di essere riconosciuti per il proprio valore.

Gli adolescenti dimostrano un atteggiamento negativo riguardo alla politica e questo viene spiegato da alcuni di loro come causa del mancato insegnamento dell’educazione civica a scuola e come effetto delle fake news.


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“I giovani non sono i minori di cui gli adulti devono prendersi cura, ma interlocutori, portatori di novità e risorse”. Questa è una delle frasi che potrebbe riassumere le conclusioni della ricerca. 


Dallo studio sono emersi tre pilastri per una buona azione educativa: innanzitutto ascolto, in quanto ascoltare è il primo passo per costruire un rapporto di fiducia e crescita. 

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